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Riassunto Il seme dell'intolleranza - Prosperi, Dispense di Storia Moderna

Riassunto completo e scorrevole del libro di Prosperi. Analisi di una delle date di svolta per il mondo moderno: il 1492. Storia dell'antisemitismo e del popolo ebraico, quadro storico politico della Spagna del tempo, origini e conseguenze del colonialismo. Testo utilizzato per esame di Storia Moderna

Tipologia: Dispense

2013/2014

In vendita dal 18/06/2014

SilviaGro
SilviaGro 🇮🇹

4.5

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Scarica Riassunto Il seme dell'intolleranza - Prosperi e più Dispense in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! IL SEME DELL’INTOLLERANZA EBREI, ERETICI, SELVAGGI: GRANADA 1492 Parte Prima ALLE ORIGINI DELL’ANTISEMITISMO 1. 1492, INIZIO DELLA STORIA MODERNA Il 1492 fu una data che rimase impressa nella memoria dei contemporanei e che ancora oggi viene considerata un momento di svolta nella storia non solo della Spagna, ma del mondo intero e questo per diverse ragioni. Il 2 Gennaio 1492 venne conquistato il regno moro di Granada da parte dell’esercito cristiano e il giorno della conquista divenne festa civile e religiosa in Spagna. Sempre a Granada e nello stesso anno vennero prese altre due decisioni di grande importanza storica da parte dei sovrani Isabella (regno di Castiglia e Leon) e Ferdinando d’Aragona. La prima riguarda l’ incontro tra Isabella e Cristoforo Colombo che determinò la scelta della sovrana di finanziare la spedizione di tre caravelle per cercare una via delle Indie diversa e concorrenziale a quella controllata dal Portogallo. La seconda, risalente al 31 marzo dello stesso anno, riguarda l’editto reale firmato a Granada per l’espulsione degli ebrei. Con loro se ne andava una grande parte della popolazione, ma anche una micro-società autonoma che aveva garantito il pluralismo culturale e religioso nel paese. Scomparivano anche i luoghi di culto, le scuole, i cimiteri, le istituzioni di un corpo sociale e di una religione riconosciuta come società a parte. Per gli ebrei che dovettero andarsene fu un cambiamento profondo, ma anche per coloro che restarono, molti infatti rimasero in Spagna ma come cristiani. Si può dire quindi che a Granada nel 1942 si incontrarono tre tipologie umane: ebrei, eretici e selvaggi. Il personaggio dell’eretico aveva la connotazione più negativa, veniva definito così infatti chi, battezzato, decideva volontariamente di separarsi dalla Chiesa, attirato dal diavolo e cadendo quindi nel peccato: questa era la definizione data dalle autorità ecclesiastiche. La figura del selvaggio invece era definita in parte grazie all’esperienza reale di chi ne parlava e in parte dalla fantasia e dai racconti dei viaggiatori e dei navigatori. I racconti riguardavano soprattutto le isole oceaniche, oltre le rive dell’Atlantico e le popolazioni delle Canarie. Il tipo umano dell’ebreo però era quello in cui l’esperienza reale si fondeva di più con la fantasia e gli stereotipi: era il diverso per definizione, ma anche la presenza più familiare della cultura e della vita quotidiana del paese. Quindi nel 1942 nella penisola Iberica si intrecciarono le sorti di tre tipi umani in un modo che avrebbe influenzato la storia dell’Europa e del mondo: il colonialismo, l’intolleranza religiosa tra cristiani e l’antiebraismo/antisemitismo. In passato l’evento di quell’epoca che veniva considerato come portare di una vera svolta e di una nuova epoca era unicamente la scoperta dell’America da parte di Colombo, tanto che pensando a questo evento nel ‘700 si usò il concetto di progresso, ma in seguito, con la crisi del dominio europeo sul mondo, la visione di questo periodo di scoperte fu meno ottimistica e positiva poiché si iniziò a notare il carattere crudele di quell’espansione. Le due guerre mondiali e lo sterminio degli ebrei avvenuto nel ‘900 hanno conferito un carattere ancora più negativo ai giudizi sui secoli dell’età moderna. Per quanto riguarda la discriminazione degli ebrei, il termine stesso è motivo di discussione: per alcuni è sbagliato utilizzare il termine più moderno “antisemitismo” per indicare l’ostilità verso gli ebrei del mondo antico, greco, romano e cristiano per il quale sarebbe più corretto utilizzare “antigiudaismo” o “antiebraismo”. Si vuole fare una distinzione tra l’atteggiamento ostile dovuto a motivi religiosi e quello portato avanti dalla cultura laicizzata. Se si cercano, al contrario, delle analogie fra i due fenomeni non si capisce perché, se l’ostacolo religioso che suscitava l’odio dei cristiani era il fatto che gli ebrei non accettassero il battesimo, l’odio antiebraico si riscontrava anche contro chi si era convertito e quindi si era fatto battezzare. Questa precisazione non vuol dire che si possano mettere sullo stesso piano i secoli premoderni della tradizione antiebraica e il razzismo antisemita contemporaneo, ma il fatto che la questiona si riproponga ne dimostra la radice profonda e persistente. Da secoli viene inoltre portata avanti (ad esempio con il testo antisemita I protocolli dei savi anziani di Sion) la teoria che esista un complotto segreto contro la Chiesa organizzato dagli ebrei, anche la rivista gesuita “la civiltà cattolica” appoggiò questa teoria e nel 1938, nel pieno delle persecuzioni naziste, accusò gli ebrei di essere pericolosi e appoggiò la versione fascista dell’antisemitismo. Un modo, ovviamente erroneo, per spiegare o giustificare l’ostilità nei confronti degli ebrei è stato di riferirsi a caratteristiche che sarebbero genericamente e geneticamente insite nella natura umana. Il sociologo Bauman vede invece proprio nella “modernità” la causa e la premessa necessaria alla Shoah, ma in questa teoria non è chiaro il fattore scatenante, forse il colpevole o i colpevoli, in questo caso, dovrebbe essere l’intera società moderna con il suo bisogno di distinguere e ordinare la società dividendo l’umantià in categorie. Una proposta più utile è invece quella di guardare alla società (o all’ingegneria sociale) o meglio al rapporto tra società e Stato e agli usi del potere nell’epoca in cui è nato lo Stato moderno. Più concreto è il tentativo fatto dagli storici di indagare episodi concreti e analizzare le cause politiche e sociali dell’intolleranza religiosa, della violenza sui popoli coloniali e dell’antisemitismo e le cause trovate sono state di volta in volta diverse: per gli eretici, la lotta per il potere, la formazione degli Stati in Europa e l’ascesa del papato romano nella Chiesa d’Occidente; per la discriminazione razziale e l’asservimento violento dei popoli extraeuropei, la nascita degli imperi coloniali e la nascita di un’economia mondiale. 2. GRANADA 1492. UN NODO DELLA STORIA DEL MONDO Il 1492 fu sicuramente un anno fondamentale nella storia della Spagna. In quel periodo la Spagna era divisa al suo interno per lingue, culture e religioni, i due sovrani erano due cattolici, accomunati da un cristianesimo bellicoso ed esaltato, insieme erano riusciti a portare a termine la reconquista, la crociata interna per togliere agli eredi dei conquistatori arabi fedeli all’Islam i regni da loro edificati. Al confine con la Spagna, il Portogallo stava costruendo un impero marittimo sulle coste dell’Africa e nell’Oceano Indiano e di li a poco Vasco da Gama sarebbe arrivato alle coste dell’India. Il referente delle due case regnanti è lo stesso: il papato che concede importanti concessioni ad entrambe e che ha supervisionato anche l’unione fra i due sovrani spagnoli. Intanto la lotta all’eresia aveva trovato espressione nella nascita dell’Inquisizione e l’odio nutrito nei confronti degli ebrei (come popolo dei deicidi) era una tendenza radicata tra i cristiani della penisola iberica. In Spagna era molto sentita l’idea dell’Impero cristiano come strumento di salvezza per i popoli da esso governati, inoltre la volontà di conquista e di espansione si manifestò anche nella volontà di esclusione di tutti quelli che non si facevano assoggettare: si decise quindi l’espulsione di tutti quelli che non accettavano il battesimo. In spagna si considerava fondamentale l’unione fra la religione e le armi, emblematico è l caso di Ignazio di Loyola che crea la “Compagnia di Gesù” modellata secondo la struttura del corpo militare obbediente ad una visione del mondo come un grande campo di battaglia in cui si scontrano i due eserciti opposti, di Dio e del diavolo. 3. PRIMA DI GRANADA: ALLE ORIGINI DELL’INTOLLERANZA La presenza di queste tre tipologie umane non era nuova in Spagna ma nel 1492 queste si incontrarono per diverse ragioni nello stesso luogo, a Granada. Prima di allora gli ebrei erano una presenza abituale nella società, testimoni delle profezie bibliche riguardanti la promessa divina dell’arrivo del Messia, venivano tollerati nonostante il loro rifiuto al battesimo, giuridicamente però erano considerati unicamente oggetto del potere, dei servi visto che gli unici ad essere considerati uguali e liberi erano i “figli di Dio” e la loro resistenza alla conversione aveva col tempo scatenato aggressività nei loro confronti. Anche gli eretici esistevano prima di quell’anno: nemici, minacce della società cristiana, venivano giudicati e eliminati con un sistema di giustizia creato ad hoc nato al tempo di Innocenzo III e Federico II. E anche il selvaggio non era una figura nuova perché, nonostante le popolazioni americane non erano ancora state scoperte, già dal Trecento si parlava degli abitanti delle cosiddette “isole felici” e da qualche decennio, Proprio la penisola iberica invece fu il campo di battaglia della reconquista da parte dei cristiani e fu anche il luogo in cui l’Inquisizione, delegata dal papato nelle mani di domenicani e francescani, costruì rapporti di collaborazione con i poteri politici. 5. LA NUOVA INQUISIZIONE E L’OSSERVANZA DELLA FEDE Il meccanismo inquisitoriale cambiò nella Spagna di fine Quattrocento. Il primo luogo in cui il cambiamento avvenne fu a Castiglia dove non esisteva il tribunale dell’Inquisizione fratesca ma quando anche qui arrivarono le solite accuse verso gli ebrei battezzati, il Papa venne supplicato di instaurare anche qui il tribunale. Ferdinando d’Aragona godeva di grande favore presso il papa francescano Sisto IV che gli concesse in una bolla del 1478 di eleggere e nominare tre vescovi scelti tra il clero ai quali affidare la stessa giurisdizione che avevano gli inquisitori. Dunque il re era riuscito a farsi dare il potere di scegliere gli inquisitori questa delega del potere nelle mani del re avvenne con effetto immediato. Dopo due anni dalla bolla papale però, in seguito alla dura lotta dei poteri laici ed ecclesiastici schierati in difesa dei diritti tradizionali, Sisto IV cercò di correggersi e ritirare la sua concessione, ma Ferdinando fu molto abile ad avviare da un lato una trattativa solo formale con il Papa e dall’altro a continuare la sua violenta azione inquisitoria. Le proteste suscitate dalla crudeltà del nuovo tribunale portarono ad una nuova bolla papale, ma Ferdinando, con molte lettere al Papa in cui ribatteva alle accuse e insisteva sul pericolo dei “conversos” riuscì ad averla vinta e a convincere nuovamente il Papa. In questo periodo, grazie ad una forte azione di propaganda, nacque il mito della hispanidad come appartenenza ad un corpo unito dall’identificazione di un nemico comune e grazie alla creazione di un’identità collettiva che nel tardo XV secolo si scatenò la violenza delle folle. Nel corso di un decennio la rete di tribunali fu estesa in maniera capillare, la nuova macchina funzionava grazie a Tomàs de Torquemada, primo funzionario scelto dal re, che scrisse istruzioni dettagliate per il funzionamento del nuovo tribunale, per l’esecuzione e la natura delle pene e addirittura anche per regolare vita e costumi degli inquisitori e che fece diventare il tribunale una strutture efficiente e centralizzata. Torquemada, nonostante avesse pensato quasi ad ogni eventualità, avvisava gli inquisitori di fare ricorso a Dio e alle loro coscienze per i casi da lui non previsti e di ricorrere invece ai sovrani per casi più gravi, si ribadisce quindi l’assoluta dedizione alla monarchia, detentrice del compito di tutelare la religione spagnola e invece non nomina in nessun caso il papato. La creazione del tribunale soggetto al re garantiva vantaggi politici e finanziari enormi e permetteva di far arrivare nelle casse del re gli ingenti frutti delle confische. Ne 1483 (quando con una nuova bolla papale venne esteso al controllo di Torquemada anche i domini di Aragona, Valencia e Catalogna) si può dire nata l’Inquisizione di Spagna come potere di governo religioso e politico concentrato nelle mani del sovrano e di una burocrazia che agiva senza limiti, rispondendo solo alle regole create da Torquemada stesso e il vastissimo territorio su cui si svolgeva la sua azione conosce così una prima forma di unificazione. 6. L’ESPULSIONE DEGLI EBREI Nel 1492 in Spagna agli ebrei venne concesso un tempo brevissimo per lasciare il paese, la loro espulsione era avvenuta anche in Inghilterra e in Francia, ma con una sostanziale differenza: agli ebrei in Spagna viene concessa la possibilità di restare ma solo dopo essere stati battezzati. In questo modo la Spagna manteneva al suo interno la presenza di una minoranza ebraica, preziosa perché contribuiva ai commerci, alle necessità finanziarie e amministrative dello Stato. Nel loro insieme costituivano solo il 3% della popolazione spagnola, ma esercitavano funzioni importanti di carattere finanziario o esercitavano professioni importanti come medici e chirurghi. Gli ebrei che andarono via, cercarono di raggiungere via terra il Portogallo e via mare l’Italia, ma alcuni dopo un po’ si arresero e tornarono chiedendo il battesimo. È difficile stabilire precisamente quanti restarono e quanti andarono via e questo soprattutto per la mancanza di dati demografici riguardanti questa minoranza. Parte Terza IL POTERE DELLA FEDE, LA FEDE DEL POTERE 7. LA RESPONSABILITA’ DELLE SCELTE Gli atti della monarchia mostrano che fino alla fine del 1491 si prevedeva la permanenza degli ebrei in Spagna per diversi anni a venire, fu quindi una sorpresa per i contemporanei la decisione del Re di cacciare gli ebrei nel 1942. Fin da subito si diffusero molte teorie in proposito: secondo alcuni si era trattata di una richiesta della Regina che aveva approfittato dell’umore favorevole del Re dopo la conquista di Granada; secondo altri racconti il Re aveva iniziato a temere la presenza degli ebrei dopo un episodio riguardante il figlio che aveva preso al medico ebreo del padre un ciondolo d’oro e al suo interno aveva trovato immagini spaventose riguardanti la crocifissione, il terrore del figlio avrebbe spinto il re a cacciare tutti gli ebrei dal regno. La seconda leggenda però continua con il racconto di due lettere, la prima sarebbe stata mandata dagli ebrei in Spagna a quelli di Costantinopoli per chiedere aiuto e consigli dopo la cacciata, la seconda sarebbe la risposta contenente un consiglio diabolico: fingersi convertiti per restare nel regno e al momento opportuno vendicarsi del torto subito distruggendo la religione cristiana dal suo interno. Accanto alle leggende però ci fu anche un racconto storico, riportato un secolo dopo questi avvenimenti dall’inquisitore della Sicilia nella storia del Sant’uffizio dell’Inquisizione. Secondo questo racconto la decisione del re di rifiutare il denaro degli ebrei aveva motivazioni esclusivamente religiose e sarebbe stata influenzata dall’arrivo, durante un incontro fra le due parti, di Tomas de Torquemada che, con il crocifisso in mano, accusò il re di “vendere Cristo”. Torquemada quindi sarebbe stato il motore di tutto: l’editto del re del 1492 usa in molte parti le stesse parole di una lettere scritta dal confessore pochi giorni prima e Ferdinando stesso dichiara esplicitamente il grande peso che le parole di Torquemada ebbero nelle sue scelte. Sempre nell’opera dell’inquisitore siciliano si legge anche di un episodio che suscitò molto clamore in Spagna, quello del “Santo bambino di la Guardia” e che avrebbe determinato anch’esso la scelta del re. Un’altra teoria è quella secondo cui la decisione imperiale sia stata la realizzazione di una volontà già espressa dal popolo e influenzata ulteriormente dalla Chiesa. Ci si chiedeva allora perché i sovrani spagnoli avessero scelto di cacciare una comunità così antica, diffusa e numerosa, radicata nel costume e nella vita del paese. Gli stessi sovrani spiegarono nel loro editto di aver preso questa decisione per tutelare i cristiani “nuovi” i “conversi”che venivano altrimenti disturbati dagli ebrei non convertiti che cercavano di riportarli alla vecchia fede. Si trattava quindi di una giustificazione religiosa, non era un atto di persecuzione, ma piuttosto una difesa delle anime dei convertiti che i re attuavano nel loro interesse; il papa Alessandro VI Borgia davanti a questa spiegazione diede il suo consenso all’editto e conferì ai sovrani il titolo di “Re Cattolici”. Un’ultima possibilità è che con quell’editto il re abbia voluto cogliere l’occasione delle tensioni suscitate dai processi inquisitoriali e dal sentimento antigiudaico diffuso per cercare di creare un paese unito e questa unità si fondava su una religione guerriera e intollerante. 8. GLI ESITI: PUREZZA DI SANGUE E DIFFERENZE DI RAZZA In Spagna L’Inquisizione aveva un potere grandissimo: essa operava sulla base della delega papale e aveva quindi un’autorità superiore a quella di qualsiasi tribunale, chi si opponeva veniva accusato di eresia, privato di tutti i beni e arrestato. A quella papale si sommava l’autorità del sovrano che garantiva ai frati la protezione delle armi. Con la confisca dei beni degli accusati il sovrano si impadroniva di risorse economiche tali da renderlo indipendente dai contributi fiscali e da permettergli di lasciare esenti da tasse nobiltà e clero. La sola presenza del tribunale (che avviò un’imponente attività di arresto, tortura, sequestro di ebni e rogo di un gran numero di persone) bastava a creare un clima di terrore nella comunità ebraica. Inoltre la garanzia del segreto dei nomi degli accusatori diede il via ad una serie di accuse e calunnie e l’accusa di “giudaizzare” divenne un ricatto nelle questioni private e nei conflitti di potere. A partire dal 1449 circa si fece strada la teoria di una differenza genetica, di sangue, fra ebrei e cristiani e da allora l’attività del tribunale, già concentrata sui conversi, si dedicò alla ricerca di tracce di sangue impuro tanto che questa idea divenne un’ossessione all’interno della società fino alla svolta del 1492 quando l’odio religioso nei confronti degli ebrei si trasformò in odio razziale. Da allora in avanti la caccia al sangue giudaico mise in moto interminabili inchieste, portate avanti in segreto e per questo ancora più temute e dalle conseguenze terribili, inoltre l’odio per gli “impuri” porto all’esclusione di chi aveva o era sospettato di avere origini ebraiche dagli incarichi più importanti della società ma anche dalle confraternite e dalle corporazioni cittadine e infine anche dalle università dove si formava il personale burocratico. La Chiesa alimentò un’idea razzista di comunità in cui le classi più povere potevano rivendicare con orgoglio le proprie origini “pure” e scagliarsi contro i membri delle classi dominanti accusandoli di aver mescolato il loro sangue con quello “non limpido” degli ebrei attraverso matrimoni di interesse. Il documento fondamentale di questa ricerca fu Il Libro verde de Aragon appartenente ad un intero genere letterario, quello dei “Luceros y Tizones” , elenchi di nomi ebraici per individuare chi era nato da ebrei battezzati creati grazie alla memoria dei processi e delle narrazioni di vecchi ebrei. L’opera non venne stampata ma circolò ampiamente. Solo nel 1623 una disposizione di re Filippo IV ordinò di bruciare le raccolte di dati genealogici in possesso di privati (usati per ricatti e vendette) e limitò a tre le inchieste a cui la stessa persona poteva essere sottoposta. Questa misura però non impedì che, con l’interesse per le nuove scoperte sul corpo umano e la riproduzione, si affermasse una definizione di tipo naturalistico della trasmissione di padre in figlio dei caratteri dell’ebreo. In Portogallo La scelta dei sovrani spagnoli del 1492 ebbe conseguenze anche sul rapporto fra la Spagna e il paese confinante e rivale: il Portogallo. La persecuzione antiebraica in corso in Spagna causò un esodo dei perseguitati verso il Portogallo. Intanto, nel 1495, il re del Portogallo Manuel I chiese la mano a Isabelita, figlia dei Re Cattolici, la quale dichiarò che non intendeva entrare nel paese confinante prima che gli “eretici” fossero stati allontanati. Immediato fu la reazione del re che emanò un editto il 4 Dicembre 1496 nel quale intimava l’espulsione di ebrei e musulmani non battezzati entro l’anno successivo. L’editto però fu seguito da norme contraddittorie che rivelavano i dubbi del re riguardo al cacciare una parte così importante e utile (per l’apparato amministrativo e commerciale) della comunità. La questione dei musulmani passò in secondo piano dopo la pronta reazione degli Stati islamici che minacciarono ritorsioni economiche per il Portogallo. La soluzione scelta per gli ebrei fu invece il battesimo forzato: gli veniva impedito inoltre di vendere i propri beni e lasciare il paese, ma per un periodo di vent’anni dopo la conversione gli veniva anche riconosciuto un periodo di sospensione da ogni processo per apostasia. Si scatenò però così una situazione di tensione fra cristiani e “marrani”, il minimo motivo poteva scatenare la violenza collettiva; era stato il meccanismo della conversione forzata senza libertà di andarsene a scatenare il sospetto e l’odio dei cristiani “vecchi”. L’episodio più grave fu quello di Lisbona del 1506. I “marrani” (termine dispregiativo per gli ebrei portoghesi convertiti a forza) diventarono simbolo di incertezza religiosa e finzione poiché, quando ne avevano la possibilità magari da esuli nelle città e nei porti commerciali, questi erano pronti a tornare alla loro vecchia religione. Anche il Portogallo si servì dell’Inquisizione per la caccia al finto convertito e anche qui i rapporti fra il tribunale e la monarchia erano molto stretti come testimonia il fatto che nel ‘500 l’Inquisitore generale fu per molto tempo il cardinale Henrique, fratello del re Giovanni III. 9. EREDITA’ LUNGHE L’antigiudaismo violento caratterizzò la società cristiana nei secoli del tardo Medioevo e del ‘500. Su questo fronte troviamo numerosi personaggi tutti accomunati dalla volontà di riformare la Chiesa e rinnovare la vita religiosa dei cristiani. Si diffusero simboli di avversione e differenza religiosa: l’immagine dell’ebreo dal naso adunco, avido e traditore, era presente nelle pitture a soggetto sacro degli artisti cristiani e nei testi gli ebrei venivano sempre più spesso definiti con termini più vicini alle bestie che agli uomini, come volpi, serpi e soprattutto “porci”. Lutero stesso utilizza l’immagine di una scrofa che allatta maiali ed ebrei nel suo pamphlet antigiudaico che divenne famoso al tempo della propaganda nazista.
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